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La Gaiola

Immagine del redattore: Bernadette CaponeBernadette Capone

Certe ville di Posillipo, quelle immerse a mezzo busto nell’acqua, sembrano impegnate a scandagliare i fondali per cercare chissà cosa, pur rimanendo perennemente dritte e immobili, in un continuo testa a testa contro l’impetuosità del vento.

Una di queste, poco sopra la spiaggia di Trentaremi, esattamente di fronte alla suggestiva isola della Gaiola, è abitata da secoli da un’entità soprannaturale che, col trascorrere del tempo, è in continua evoluzione e sempre più in grado di interagire con la dimensione dei viventi. Lo scetticismo e l’indifferenza sono stati, ad oggi, le sue difese migliori. Finora nessuno, infatti, tra coloro che ne sarebbero in grado, ha messo in campo le proprie energie per agevolarne la transizione e consentirle di completare il viaggio. Non si tratta di un’anima in pena, come si potrebbe pensare. Non cerca la pace perché non è tormentata. Restare appesa a un filo è una condizione che non la infastidisce. Anzi, curiosa e beffarda, agisce d’istinto e, ancor guidata da un’insolita emotività che gli è rimasta avvinghiata addosso, mostra apertamente simpatia verso alcuni viventi e insofferenza per altri.

La dimora di cui si narra, sorge su un ampio complesso archeologico chiamato Pausilypon, originato intorno ad un tempietto dedicato alla dea Afrodite Opleia, protettrice dei marinai. La traduzione del nome Pausilypon, “sollievo dal dolore”, indica chiaramente le finalità per le quali era stato eretto. Oggi è un luogo incantato, tanto sconvolgente per il suo particolare fascino da suscitare nei visitatori emozioni indelebili.

Che fosse stato Virgilio, quando ivi realizzò una suggestiva scuola di magia esoterica, ad incatenare questa terra ad un funesto destino, non è dato di sapere. Forse è stata l’ira degli dei, contro gli uomini che l’hanno profanata. Molto più probabilmente è solo l’entità che occupa quella villa a dar fama all’intero luogo, contenta e complice nello sviare l’attenzione verso altre prospettive, opposte angolature.

In ogni caso, l’area del parco sommerso di Gaiola è satura di energie paranormali.

Forse i nostri amici americani di Ghost Adventures, Ghost Hunters o the Atlantic Paranormal Society (per dirne qualcuno), alla ricerca di luoghi sempre più diabolici per inchiodare lo spettatore alla poltrona, potrebbero paragonare la Gaiola ad un Luna Park.

Il luogo di cui parliamo sembrerà poco spettacolare per tipi come Zack Bagans & company, in quanto lontano anni luce dai soliti manicomi, orfanotrofi o carceri violente a cui le loro indagini paranormali ci hanno abituato.

Secondo la cultura popolare napoletana, che ha attraversato i secoli illesa e decisamente incontaminata dagli squallori dell’audience televisivo, un’entità ultraterrena, per essere potente e incutere timore, non deve, necessariamente, aver vissuto una vita brutale. E, qualche volta, può essere anche destinata a dimorare in paradiso.

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