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Lui ha il busto eretto, le spalle larghe, il portamento fiero. Lei ha il corpo sinuoso e i muscoli tesi. Il suo atteggiamento è la fotografia dell’ultimo istante che ha vissuto. Prima di diventare macchine sono stati giovani e della gioventù hanno ancora tutto, tranne un involucro di carne rosa che, accostato alle loro figure, pare disturbare il quadro di immortalità nel quale sono stati sapientemente imprigionati. Chi ha osato privarli della sepoltura? Quali natali ebbero?
Sono due servi del palazzo Di Sangro coinvolti in un delirante, malefico esperimento. No, sono pupazzi, artificiali dalla testa ai piedi. Nemmeno. Il loro sistema circolatorio è costruito con cera e filo, ma lo scheletro è reale, umano.
Quanto è stato detto! Quanto sarà ancora?
Intanto loro sono lì, in esposizione nella pietatella, un piccolo sotterraneo della Cappella Sansevero, nel centro di Napoli, dove il genio del Principe Raimondo di Sangro diede libero sfogo al suo estro sopraffino.
Non hanno bisogno di muovere alcun muscolo per osservare, non hanno necessità di parlare per trasmettere quel loro unico messaggio che è la sapienza, la preparazione scientifica incompatibile con qualunque coordinata temporale figlia della comune gravità.
Cosa è accaduto in quei sotterranei di cui sembrano rimasti a guardia?
L’energia che dal Vesuvio si dipana silenziosa nelle arterie della grande città e corre impazzita districandosi in una complicata ragnatela di vene e capillari, è lì che trova il suo punto d’arrivo e di nuova partenza. Lì dove fu aperto il primo varco. Lì dove si stanziarono gli Egizi. Lì dove l’energia satura l’aria, comprime il respiro e rende il passo incerto, prudente.
Non sono macchine anatomiche ma guardiani del tempo, scelti non a caso ma con meticolosa cura.
E’ da loro che comincia la storia, per chi ha voglia di ascoltarla.
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